Sembrava che amasse il marito, quantunque litigasse spesso con lui e gli rimproverasse un quasi continuo stato di ubbriachezza.
A quell'epoca, in una bettola di via Madre di Dio, conobbi Dario Cerruti. Egli era un elegante giovanotto, ma si compiaceva nella compagnia delle canaglie. Provò subito per me una affezione, ch'io gli contraccambiai con tutto lo slancio, che poteva concedermi la mia perversità. Gli narrai i casi del mio amore e ottenni da lui l'assicurazione di un facile trionfo.
Egli si pose subito in moto e cominciò con l'affittare un quartierino a fianco di quello, che abitava lo Storno, e ove pose una sua amante istruita dell'avventura. Una sera, mi disse:
— Amico, è giunto il momento di agire. Questa notte lo Storno, affidato in buone mani, non rientrerà in casa sino a tardi. Bisogna approfittarne e, visto che le maniere gentili non riescono, prendere la fortezza d'assalto. Una volta capitolata la piazza, non credo possano sorgere altre difficoltà.
Il mostro aveva, certo, il suo piano prestabilito e si compiaceva nello spingermi a un atto, ch'egli prevedeva e che doveva condurmi a terribili conseguenze.
Verso le undici di notte il Cerruti stesso si recò a battere all'uscio dello Storno.
Col pretesto di una commissione da parte del marito, si fece aprire e trattenne la donna in discorsi per qualche tempo. Alla fine, le dichiarò ch'io aspettavo fuori dalla porta una sua risposta e dipinse la mia passione con i termini più favorevoli. La povera creatura si lasciò convincere ad aprirmi e a farmi entrare nella sua stanza, tanta forza di suggestione era nella persona e nelle parole del Cerruti.
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