Ero già da tre mesi nel paese del giuoco, allorchè conobbi il Brendel, che, a quell'epoca appunto, aveva stabilito un magnifico commercio di stoffe. Simpatizzai con quell'uomo grave e malinconico e tanto feci e dissi che finii con l'indurlo ad accettarmi nel suo stabilimento. In due anni, abbandonato ogni antico vizio e spiegando un'attività per me straordinaria, potei venir nominato direttore dell'azienda. Nel frattempo frequentavo il salotto del mio principale e cercavo di stringere qualche onorata relazione. Le mie maniere bizzarre e il mio discorso piuttosto faceto, e, infine, il mio stesso viso che, sciupato dalle malattie, pur conservava una impronta originale, tutto, insomma, contribuiva a rendermi bene accetto in una società, formata da uomini seri e da donne annoiate. Ma chi dimostrava per me una speciale simpatia era Sofia Brendel, la moglie del negoziante. Per qualche tempo una ripugnanza istintiva mi tenne lontano dalla tentazione, ma, infine, dovetti cadere e dimenticare nelle braccia della moglie i benefizi del marito.
La nostra relazione durò un anno. Noi ci amavamo con molto calore e non ci lasciavamo sfuggire un'occasione, per scambiarci i nostri giuramenti. In capo a sette od otto mesi mi accorsi di una certa freddezza nelle parole e negli atti della mia amante. Questa ripulsione si accentuò, benchè la nostra relazione durasse tuttora e malgrado le mie preghiere di un pronto rimedio. Soltanto il caso potè farmi scoprire l'orribile antagonista, che io indovinavo nell'ombra.
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Brendel Sofia Brendel
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