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      In una società, attiravo l'attenzione e riuscivo a tener desta l'allegria. In una frase, mi credevo una specie di idolo corteggiato e approfittavo della mia situazione.
      Come avrei potuto agire diversamente? Le disgrazie degli altri non mi commuovevano, non possedevo nè un'amicizia nè un saldo amore. Nessuno poteva pretendere da me di più di quello, che gli altri mi davano. In queste condizioni d'animo, con un carattere piuttosto appassionato e sensuale, avrei potuto far molto bene, se qualcuno me ne avesse sporto i mezzi e mi avesse aiutato. Invece, come un automa incosciente, spargevo intorno a me le lagrime e i dolori.
      Più tardi, ripensando al mio passato, lo rimpiansi e mi pentii di non aver saputo adoperare meglio gli anni della mia gioventù. Eppure, se considero me stesso, debbo rallegrarmi di essermi fermato ancora in tempo. Non avevo animo cattivo, ma agivo con leggerezza.
      Una buona parola, un po' di affetto potevano trattenermi dal commettere altri delitti. Stavo per rovinare nell'abisso della delinquenza e, istintivamente, giravo gli occhi intorno per afferrarmi a qualche cespuglio. Un rosaio mi ha trattenuto, una bambina si è intromessa fra me e il destino e mi ha insegnata la bontà e l'amore.
      Era tempo! Nessun naufrago giunto a riva dopo lunghi sforzi ha mai cacciato fuori dal petto un sospiro più poderoso di quello, che emisi io, quando potei avvedermi di esser salvo ed esaminare con sguardo tranquillo il passato. Ed ora, ch'io vi ho non giustificato, ma spiegato il mio modo di agire, continuerò il racconto della mia vita.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280