E voi ve ne andate tranquillamente, come a traverso i corridoi di un convento o le corsie di un transatlantico, per le viuzze serpeggianti, con a lato le numerose e piccole bottegucce, basse tanto, da obbligarvi a sfiorare il soffitto col capo e strette sì che, in taluna, voi e il venditore a mala pena potete star di fronte senza toccarvi.
Nulla spiega maggiormente la piacevolezza e la famigliarità dei veneziani di una breve passeggiata a traverso la loro città.
E gli altri paesi? Firenze con le sue ricchezze architettoniche e artistiche di città morta nel suo sogno di gloria; Napoli col suo sole, il magnifico paesaggio, il mare per specchio, colline e ville per cintura, e fra queste e quello con le sue case aperte alla luce e alla brezza marina, quasi abbandonate, come gli abitanti, in un molle riposo; Milano con le ampie piazze e le vie rigide e le grandi masse dei suoi palazzi, ove si respira l'infaticabilità di un popolo industriale e la febbre di comodi godimenti, ai quali quello stesso popolo si dà a sera, dopo il quotidiano lavoro.
Vedete Genova? Da un lato il mare, ove si agitano lievemente selve d'alberi di navi e si profilano le lunghe ombre dei transatlantici; intorno ad esso, lunga e densa la linea delle case, solcate da una grande striscia architettonica di palazzi medioevali, che da piazza Acquaverde va a finire al Duomo.
Scorrete con passo celere le strade, da un lato e dall'altro di questo storico solco. Verso il monte troverete vie larghe e giardini e palazzi a caserma; lungo il mare, invece, vicoli e strettoie, che scindono le grevi file di casoni alti, anneriti, piegati sotto il peso degli anni e vicini tanto, da toccarsi con le grondaie: tutta la vita marinara e affaticata del popolo.
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