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      Nel cerchio del muraglione sono vie, selciate con pietre aguzze e ove l'erba cresce senza timore che alcuna mano la strappi, e piazze che abbellisce ancora il ricordo degli antichi tempi, e case annerite e andirivieni di scale. Una sola strada moderna divide la città, percorrendola da un capo all'altro per congiungersi poi, in un giro audace, alla gettata o Lungo Dora che dir si voglia. Un ponte di ferro per la linea della ferrovia, un ponte romano ed uno di costruzione recente s'inarcano sul fiume; i due ultimi comunicano con una specie di sobborgo, detto Borghetto, e con la stazione.
      Intorno ad Ivrea, poi, in specie dal lato nord e nord-est e fin sotto le Alpi, si elevano colline, si dilungano castagneti, s'aprono laghetti misteriosi e tranquilli, che le ninfee dalle larghe foglie venate proteggono ed abbelliscono.
      A guastare tutto ciò bastano circa diecimila abitanti con le loro chiacchiere, l'ipocrisia e la vacuità della vita provinciale. I giovanotti non trovano altro svago, all'infuori del giuoco e di quei pochi amorazzi, che l'esiguità delle fanciulle permette; queste si divertono a sparlare l'una dell'altra e ad illudersi sui propri vezzi e sulla propria virtù. Di tal modo, la gioventù vien su chiacchierona, tarda di idee, poco istruita, vanagloriosa, di null'altro curante se non dell'idillio e della partita a tarocchi. Qualche eccezione, naturalmente, c'era; ma ben poche, e soffocate sotto quella nebbia di pettegolezzo, di noia e di libidine.
      D'altra parte, le poche donne pubbliche del luogo, brutte e monopolizzate dai soldati, che abbondano e riempiono la città coi loro rumori e la fama delle facili conquiste, non offrivano alcun mezzo di svago.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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