Qualche osteria isolata, un albergo sulla Dora Baltea costituivano i ritrovi di quelli, che non volevano piegarsi al gioco del caffè e delle carte.
Il mio divertimento consisteva nel pormi sulla porta di un caffè e nell'osservare i pochi e soliti passanti. In questa occupazione monotona delle mie ore ebbi agio di stringere amicizia con la strana creatura che adesso è diventata mia moglie. La vedevo sempre, in una bottega o baracca che dir si voglia, immersa in una specie di quieto fantasticare, che la rendeva per me interessante. Era il tipo puro della gozzuta, come avrete potuto constatare voi stesso, con la sua faccia gonfia, gli occhi tranquilli, i gesti lenti e il collo ingrossato da una doppia giogaia. Le rivolsi la parola per compassione, poichè la vedevo sempre sola e quasi abbandonata dai parenti, e a poco a poco riuscii ad affezionarmela come una docile bestia. Un giorno scopersi in lei uno strano talento per tagliare gli abiti. Che volete caro Perroni? La noia, la curiosità, la pazzia forse mi indussero a sposare quel fenomeno della natura.
Credo che non avrò mai da pentirmene. Essa è buona e mi aiuta e mi cura più di quanto potrebbe fare qualsiasi altra donna. In una frase, è un automa che ho costruito secondo i miei desiderii e del quale son troppo contento per pensare a disfarmene.
Tornato a Genova con mia moglie, scelsi l'appartamento nel quale voi siete, e mi immersi di nuovo nelle mie occupazioni di sarto. Però, essendo di umore piuttosto bizzarro e socievole, riuscii a introdurmi in una compagnia, per me piacevolissima, quella, cioè, degli artisti, dei letterati.
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