Il mare, da tre lati, cinge quel promontorio con le sue acque oleose e striate di sudiciume.
In quel quartiere posero il piede Maglino e Perroni, commossi entrambi al pensiero di rivedere Augusta. La taverna del «Buon Marinaio» aveva un aspetto piacevole e onesto. Una lanterna ne illuminava la porta, bassa e un po' irregolare. Nella stanza, ove le panche e le tavole erano disseminate, c'era una nube densa di fumo. Qua e lą, al chiarore di qualche lampada, si profilavano nella nebbia asfissiante dei visi rubicondi di marinai, dei berretti, delle pipe, delle braccia muscolose smanianti nell'aria.
I due sedettero a un tavolo, gią occupato da tre individui in maglia, fumanti beatamente innanzi a una bottiglia di vino. Di Scarpette nessuna traccia. Le poche donne che si trovavano nella taverna, avevano tutte quei visi caratteristici da amanti di marinai, che tanto spesso si incontrano in quei quartieri. Grasse e robuste, con gli occhi insolenti, sepolti sotto le palpebre, un po' di lanuggine sul labbro superiore, la voce roca, la pipa fra i denti, esse ben poco ricordavano la finezza di Augusta.
Perroni e Maglino cominciavano a dubitare dell'informazione avuta dal ciccaiolo, allorchč videro costui entrare nella taverna. Li scorse subito e venne a sedere al loro fianco, ammiccando con gli occhi.
Non l'avete ancora vista? Oh, verrą. Oggi aveva per le mani un capitano di nave! Ma mi ha promesso di venire! E quando si promette a Pipita!
Siete voi Pipita?, chiese imprudentemente il Perroni.
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