Avrei paura ad abbandonarti. È meglio che tu parta, per tutti e due. E poi, io ho mia moglie. È una creatura assai buona. Essa mi aiuterà e mi conforterà col suo affetto di bestia mansueta.
Sorrise e concluse rapidamente:
— Del resto, ciascuno ha il suo destino!
Il domani Giorgio Perroni, il sognatore e poeta, partiva per sempre da Genova.
Parte terza
Idillio fra le tenebre
I
Adolescenza turbata
Un giardino di rose: rose ovunque, a grandi mazzi, a fasci, rose rosse, bianche, gialle, raccolte in cespugli o profilantisi a spalliera. E un profumo acuto, penetrante pei viali, coperti di ghiaia e foggiati a croce nel giardino. Attorno, una inferriata tinta in bronzo e salda sovra il muricciuolo.
Tra le sbarre un meraviglioso orizzonte: colline e monti e poi il denso aggrupparsi dei tetti della città, piccoli e scintillanti nella distanza e poi ancora il mare e il semicerchio del porto punteggiato di navi.
In fondo al giardino la villa, alta e bianca, con le sue persiane verdi simmetricamente disposte e la terrazza e lo spiovere dei convolvoli sulla facciata.
Fra tutta quella luce, nel sottile odore delle rose e tra il verde dei ramoscelli un vestito bianco di fanciulla passa lentamente. Lo indossa la piccola danzatrice, che abbiamo vista nella «Pancia del Rospo».
La ragazza ha il visino pallido pensoso e gli occhi, larghi e azzurri, chinati verso terra. Sotto i raggi del sole la sua chioma ha barbagli d'oro.
Essa cammina a passi brevi, tenendo le mani intrecciate e facendo suonare ritmicamente la ghiaia coi piedini.
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Giorgio Perroni Genova Rospo Pancia
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