Pensa a tante cose, a quel tenebroso passato, a quella scena violenta da lei intravista, alla sua condizione attuale. Le idee non sono ben chiare; ma sente per istinto il pericolo e rattiene a mala pena i singhiozzi.
Perchè tanto accanimento contro di lei? A chi ha fatto del male? Per quanto si sforzi, non rammenta se non dolori e umiliazioni. Bambina, era obbligata a lavare i piatti, a strofinare i pavimenti, a correre qua e là; e riceveva in compenso busse e ceffoni da una grassa donnaccia e dagli avventori della taverna. Più grandicella, le era stato insegnato a ballare a colpi di frusta. Le sue povere spalle avevano sempre i segni rossi delle staffilate. Le si impediva persino di piangere. Una sera la avevano spogliata nuda, poi le avean fatto indossare un velo, trapunto con stelle d'argento. E in tal modo aveva ballato in mezzo a un cerchio di donne e di uomini, fra il puzzo del vino e delle pipe.
Qualche avventore la aveva spossata con gesti, che le incutevano terrore; qualche donna si era assunto l'incarico d'insegnarle a fumare e a bestemmiare. Così, tutto ignorando e pur tutto sapendo e vedendo, era cresciuta sino a quattordici anni, con l'istintivo pudore, che l'adolescenza conserva anche nella nudità, in continuo contatto della realtà, senza essere corrotta da quelle parolaccie e da quelle carezze, che tanto di frequente la sorprendevano.
Quante fanciulle devono piangere una simile sorte!
La brutalità dei maschi e il cinismo femminile ammorbano tante piccole anime, nei salotti come nelle taverne, e rubano tanta felicità a degli esseri ancora incoscienti, incapaci di difendersi, di agire, di pensare.
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