Uno dei ritrovi era la «Pancia del Rospo». Ma, ormai, a quello non si poteva più pensare, poichè la questura lo aveva sorpreso. Inoltre, il chiasso suscitato dall'ultimo delitto, dalla spaventevole uccisione di Augusta Brendel e dal ferimento del Perroni, non rendeva troppo sicura la città per gli affigliati. Il momento era critico. Occorreva agire nell'ombra, armarsi di precauzioni. Per fortuna troppa prudenza ed astuzia erano nell'animo del Cerruti, perchè la polizia avesse buon gioco.
Tuttavia, per riflettere e cercar mezzi di difesa occorreva qualche giorno di solitudine. Il Cerruti pensò al suo covo, alla villetta ove aveva condotta la piccola Bisca e nella quale aveva lasciata costei da tre giorni. Il lupo stava per rientrare nella sua tana a digerire il delitto commesso. Inoltre, quel mostro si era giurato di mantenere la promessa fatta alla signorina Scarpette e di farsi un'amante della fanciulla. Del resto, non c'era fretta. La sapeva in mani sicure e lontana da ogni sguardo curioso.
La villa era affittata in nome di Rosa Moddi, la silenziosa cameriera, la quale si faceva passare per la mantenuta di un ricco signore tedesco.
Costui, poi, non era altri che Dario Cerruti, il quale mutava nome passando la porta della casa. Le sue lunghe assenze, il suo vivere appartato venivan spiegati dalla sua nazionalità supposta e dalla tresca amorosa. Quante volte nella piena sicurezza di quella dimora, i due complici avevan riso della credulità degli uomini e della propria invenzione!
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