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      Si alzarono da tavola in pari tempo. Un cenno del padrone obbligò la donna a ritirarsi. Rimasto con la ragazza, il Cerruti si sdraiò sul divano e avvicinatasi costei, tenendole le mani strette in una sua, cominciò a parlare:
      — Mia bella piccina, sarai contenta della tua nuova dimora. Altro che la taverna del «Buon Marinaio» coi suoi grossolani avventori! Però, bisogna che tu sia saggia e che faccia in modo da meritarti le mie bontà. Della cameriera non devi lagnarti, spero. È un po' silenziosa, ma è buona, in fondo; fin troppo. Ad ogni modo, m'incarico di sorvegliarla.
      Tacque un momento, accese un sigaro, poi ripigliò con aria distratta:
      — A proposito, dimenticavo di dirti che fin da questa notte sarai la mia amante. Oh! Non guardarmi con quegli occhioni, meravigliati! Non sono mica un orco, io! Non ti voglio mangiare; al contrario, ti farò divertire. Del resto, il tuo noviziato nella taverna deve averti insegnato che cos'è l'amore. No? Sei ancora vergine? Tanto meglio! Ragione di più per volermi bene.
      La fanciulla si era svincolata dalle sue mani e ascoltava pallidissima quelle parole. A un tratto, scoppiò in singhiozzi e si gettò ginocchioni ai piedi del Cerruti. Costui diede in una bestemmia:
      — Cosa c'è? Cos'è questo chiasso? Di che hai paura? Ti credi ancor troppo giovane? Oh, ci son tante ragazze che, alla tua età, non ricordano neanche chi fu il loro primo amante! Alzati, via. Non mi piacciono queste scene!
      Ma la fanciulla si era lasciata andare distesa, sul pavimento e piangeva torcendosi le braccia.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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