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      Io sarò vostra.
      Anna parlava irruente, senza fermarsi, la sua voce, un po' rude, assumeva toni striduli, i suoi occhi si dilatavano nell'eccitazione del momento.
      Anche il Bonci, adesso, bolliva. Le sue narici fremevano come quelle di un giovane cavallo arabo.
      — Anna, se esiste ancora sulla terra un po' di sincerità, io vi giuro che mi sento forte e appassionato più di quanto possiate credere. Voi offrite a me il vostro amore, ed io vi offro la mia vita. Accettate?
      Anna ebbe un sorriso.
      — No, la vita, no. Non ce n'è bisogno.
      Il Bonci continuò:
      — Ma sapete voi qual uomo io mi sia. Mi chiamano professor Questo-questo-e-questo, e non hanno torto. Sono un pazzo, un volubile, un buontempone, questo, questo e questo io sono, e potrete adattarvi?
      — Orvia, Bonci, lo interruppe la donna; e credete ch'io sia una santa?
      — Voi siete un angelo, Anna.
      — Ah! Ah! Io voglio essere, per voi e per tutti, una donna e null'altro.
      — Ma non potete impedirmi di adorarvi.
      — Parole! La migliore adorazione non vale il peggior amore. Io voglio essere amata, capite?
      — Sì, e sarete amata secondo i vostri desideri. A voi consacrerò ogni mia energia, ogni mio sentimento, ogni mio pensiero. Sarete la sorella della mia anima, la sposa del mio corpo, l'amante dei miei sogni.
      — Tacete, trovatore.
      — Vedete; io ero uno strano miscuglio di saggezza e di follia. Voi mi fate diventar savio con la vostra bacchetta magica. Ero religioso, ve lo confesso; ma ora, accanto a voi, non provo altro culto se non per voi e pel nostro amore.
      Anna Vincigli si era un po' rannuvolata.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Bonci Bonci Questo-questo-e-questo Bonci Anna Vincigli