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      — Se, invece di discorrere follemente, mi diceste i vostri progetti per l'avvenire?
      Il Bonci si fece serio e, raccoltosi un poco, disse:
      — Perdonatemi. Correvo dietro una visione e dimenticavo d'essere in terra.
      C'era un po' di stizza nelle sue parole, la stizza del poeta, interrotto nella sua creazione. Ma Anna non vi badò. Per lei non esisteva se non una poesia, quella dell'azione. L'idea, la fantasia, tutto spariva innanzi al suo concetto dell'uomo energico, lottatore, infaticabile.
      Il Bonci continuava a parlare:
      — Ho un progetto. Un mio amico, che anche voi conoscete, Dario Cerruti, mi ha offerta la sua villetta, ch'egli dice situata in luogo, ove nessuno penserebbe a disturbarci.
      — Ma voi gli avete parlato del nostro amore?, interruppe Anna.
      — Perdonate. Non potei nasconderglielo. Il Cerruti è un profondo osservatore e mi è molto amico.
      — Sta bene. Lo conosco poco, ma provo per lui una certa simpatia. E un uomo tenebroso e deve essere d'animo cattivo; ma è energico, e questo basta per me. Ditegli che approfitteremo del suo invito. Staremo in casa sua un mese, due, forse. Poi, torneremo a Genova. Ma pensate all'abisso, nel quale state per avventurarvi. L'opinione pubblica sarà contro di noi; i salotti si chiuderanno, gli amici scompariranno. Avrete la forza di sopportare tutto ciò?
      — Si!, confermò il Bonci, ormai risoluto ad accettare il suo destino.
      — Ebbene, fin da questa sera dirò a mio marito la mia volontà.
      — Ma la legge potrebbe dargli arma contro di voi!
      — No; lo conosco. E un buon uomo fiacco e calvo.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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