Volevo proporle anche io questa passeggiata.
I due uscirono insieme. Bisca li vide trepidando varcare la soglia della casa e dilungarsi a traverso i rosai. Tremava che Anna volesse parlare di lei, ma non osava dar a divedere questo suo timore.
Anna cominciò subito il discorso:
— Debbo chiederle qualche cosa. Lei tiene qui, isolata e in suo completo potere, una creatura, che non è nata per vivere in un ambiente di vizi. Le pare di agire come si conviene a un uomo intelligente, quale si è dimostrato sempre?
— Orvia, m'aspettavo questa domanda. Ho presa Bisca, perchè mi son mosso a compassione di lei. S'Ella la vuole accogliere sotto la sua protezione, la può considerare fin d'ora come una cosa sua.
— Grazie. Non m'attendevo di meno da Lei. Entro la settimana io e Bisca ce n'andremo da questa casa.
Il Cerruti si fermò, impietrito dalla meraviglia.
— Come? Vuole andarsene? E dove?
— Oh, non molto lontano. Voglio tornare a Genova, rimettermi nell'azione, che ho abbandonata per troppo tempo! Tanto, qui, più nulla mi trattiene, tranne l'affetto per la fanciulla!
— E il Bonci?
— Oh, quello è un poeta. Si consolerà pensando alla luna.
— Ed... io?
— Lei? Lei ha diritto alla mia gratitudine per avermi offerta una generosa ospitalità. Ma, trattenendomi più oltre, temerei di divenire importuna.
— E se le dicessi che la sua presenza in questa casa è divenuta indispensabile. Se le confessassi che qui dentro abita un uomo, il quale non può più vivere senza di Lei?
— Chi è costui?
— Non lo indovina?
Anna fissò il Cerruti negli occhi, poi rispose lentamente:
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