Perciò, anzichè parlare, vegliava, pronta a sacrificare l'intera sua vita, se fosse occorso, in difesa di quella creaturina.
L'amore suo pel Bonci era completamente dileguato. Ora, discorrevano insieme come amici. Anzi, il Bonci, che era un sentimentale, aveva subito anche lui il fascino di quella ragazza non ancora formata, ma tanto tenue e gentile di membra e di lineamenti. Una specie di devozione era nata in quel cuore di poeta e anche un po' di rabbia gelosa verso il Cerruti, che, pur trattandola dolcemente, sembrava dominasse quella creatura e fors'anche si facesse da lei amare. Da ciò una continua angustia in quell'animo un po' bizzarro e una tenerezza indescrivibile verso quel fragile corpicino, che della donna aveva soltanto la grazia e la delicatezza.
Il Cerruti dal canto suo, vegliava assiduamente sovr'Anna, tentandone l'animo ad ogni istante e procurando di insinuarsi in quello sia con la suggestione che con la dolcezza. Ma una barriera di ghiaccio, invisibile eppure indistruttibile, si era innalzata fra i due. Quella donna, che due mesi prima aveva abbandonato il marito, sfidando orgogliosamente il mondo e proclamando il pieno diritto dell'individuo forte sul debole, ora, trasformata completamente, ribatteva i suoi stessi argomenti di prima e si dichiarava cristiana di pensiero, se non di credenza, amica degli umili e dei deboli.
In un suo discorso essa aveva dichiarato a Bisca:
— Sei tu fanciulla mia, che mi hai indotta a credere nel fascino della debolezza. Non ho potuto resistere alla compassione, vicino a te.
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