— Bene? Via, sei ancora una gran fanciulla! Ma non ti sei avvista che io soffro, qui dentro, che ho bisogno di libertà, di aria. E poi, ho paura del Cerruti. Ne ho paura per te e anche per me.
— Non lo dire. È tanto buono. Ieri mi ha tenuta sulle ginocchia per un'ora e mi ha letto tutto un racconto di Hoffmann.
— Pazzerella! E tu credi alle sue bontà? Ma non sai, chi è il Cerruti? È il capo di una società di malfattori, capisci? Ma guardalo nel viso; pare una belva. Ed è come le belve sai? Ama il sangue. Dicono che abbia uccise o fatte assassinare molte persone.
— Chi lo dice? Se lo avesse fatto, sarebbe stato scoperto!
— Bambina! Se tutti i delitti si scoprissero, forse, comincierei a credere nell'utilità della questura. Ultimamente la ha scampata per miracolo. Non leggi i giornali? Era stato accusato di un doppio omicidio. Ma è scomparso, e nessuno ha saputo scovarlo. Lo hanno cercato in America, mentr'egli si trovava tranquillamente qui, a due passi da Genova!
— No, no, non è possibile!
— Sentimi. Quella notte, ch'egli ti condusse qui, non ti accadde nulla di strano nella taverna la «Pancia del Rospo?»
— Oh, sì. Mi ricordo. Ballavo, come il solito, fra i marinai. C'era una donna, bianca ed esile, che mi guardava con due occhi azzurri dolcissimi. La conoscevo; era la signorina Scarpette. Mi aveva accarezzata tante volte! Poi, è entrato il Cerruti e qualcuno lo ha insultato. Egli ha fatta sgombrare la sala, ed è rimasto solo con la Scarpette e con un uomo.
— L'hai rivisto dopo molto?
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