Ha minacciato, ha pianto. Ma sperava sempre. Se dubitasse del nostro progetto, abuserebbe di noi, con la violenza. È meglio fuggire subito.
Il viso di Bisca si era rannuvolato. Negli occhi, ordinariamente calmi, si leggeva un'espressione di dolore e quasi d'odio. Si scostò ancora più da Anna, voltandole le spalle. Costei volle avvicinarsi; ma la fanciulla diede un balzo e fuggì dalla stanza. Anna restò pensierosa.
— Lo ama, mormorò; povera fanciulla.
In quell'istante entrò il Cerruti.
— Anna, questa sera, s'ella vuole, la condurrò con me e col Bonci ad una festa di amici. Desidero farle conoscere l'ambiente. Forse le piacerà.
Un rapido pensiero traversò il cervello della donna.
— Verrà anche Bisca?, chiese.
— Se lo comanda, rispose docilmente il Cerruti.
— Ebbene, accetto l'invito e la ringrazio.
Un progetto si preparava entro di lei. Era una carta da tentare. Tanto, Bisca era già troppo attaccata dalla passione, per poter usare con lei dei mezzi dolci. Bisognava agire e con energia.
Anche il Cerruti era risoluto. Aveva indotta Anna ad accettare l'invito ed ora pensava che gli sarebbe stato facile di approfittare della serata e della festa per impadronirsi, con le buone o con le cattive, di sorpresa o di fronte, di quella donna.
La festa, ch'egli preparava, era uno dei soliti banchetti della società, e si doveva tenere nel palazzo Lima, in certe sale interne, mentre in altri appartamenti danzavano i migliori elementi di Genova.
— Vuol dirlo lei a Bisca?, chiese il Cerruti.
— No, no, si affrettò a rispondere Anna.
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