Essa mandò un grido, mentre Bisca, pallidissima, si copriva il volto. Ma il Bonci fu pronto a balzare fra i due. Il suo viso congestionato era terribile.
— Indietro, urlò.
Tutti tacquero all'intorno. Qualcosa di spaventoso stava per accadere.
A un tratto, prima che il Cerruti si muovesse a fare il minimo gesto di minaccia, si vide il Bonci sbattere con le braccia l'aria, stralunare gli occhi e cadere pesantemente sul pavimento.
Anna, che si era piegata su di lui, lo udì ancora sussurrare:
— Una lettera, qui.
Venne trasportato quel corpo in una stanza vicina. La festa, interrotta, assumeva un aspetto terrorizzante al bagliore delle candele e in quella promiscuità di corpi seminudi silenziosi e in attesa. Qualcuno entrò ad annunciare la morte del povero poeta, colpito da un attacco di apoplessia. Nei suoi abiti si era rinvenuta una lettera chiusa, diretta ad Anna Vincigli.
Il Cerruti si affrettò a ricondurre a casa le due donne addoloratissime. Anna, allorchè fu sola nella sua camera, aprì la lettera e lesse:
«Mia buona amica, io sto per morire, lo sento. Ma, prima di lasciarti per sempre, desidero che tu conosca ogni mio riposto sentimento e pensiero. Io sono un debole; questa è la mia maledizione. Non ho mai conosciuto che fosse il volere; non ho mai saputo dire una parola decisa nè fare una azione risoluta. Ho sognato, ho pianto. Questa, tutta la mia vita. Non scelsi mai, accettavo e quasi sempre male. L'unica volta, in cui io ottenni il bene dal mio destino, fu allorchè ti conobbi e potei temprarmi nel tuo forte animo e nel tuo esempio.
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