La tattica, invece, che noi seguiamo per nostra disgrazia, è quasi tutta compenetrata dalla tabe parlamentare.
Anna ascoltava riverente quelle parole. Essa vedeva come in un sogno quei due esseri, che discorrevano del socialismo a guisa di inspirati, senza accorgersi delle necessità della vita.
Nell'andarsene, crollò la testa, sintetizzando il suo pensiero in una frase:
— Voi siete i poeti del movimento nuovo. Le vostre idee sono le vere, ma le nostre sono le buone.
Tuttavia quel colloquio le lasciò qualche dubbio nell'animo.
Scorsero così due anni, impiegati, ora per ora, a profitto degli operai. Un giorno, Anna si vide accostata da una donna, che celava il viso entro una veletta. La riconobbe subito, non ostante questa.
— Rosa, sei tu? E Bisca? Che fa? E ancora col Cerruti?
In quel febbrile movimento di propaganda si era un po' dimenticata della sua protetta e, ora, se ne pentiva.
— Debbo dirle una sola parola, ma non da parte di Bisca. È un mio consiglio, ed anche una preghiera: la aiuti.
— Perchè? Cosa le accade?
— È sempre più innamorata del Cerruti. È cresciuta ed è diventata una bella ragazza. Ora, il Cerruti comincia a guardarla. Quando egli vorrà, potrà averla.
— Povera fanciulla! Grazie, Rosa. Mi hai reso un grande servizio, avvisandomi. Non so ancora come, ma ti giuro che riuscirò a strapparla dalle mani di quel mostro.
La cameriera si allontanò frettolosa. Anna rimase un po' sovra pensiero, tentando di trovare un mezzo per togliere Bisca dalla pericolosa vicinanza del Cerruti.
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