Gli stessi conferenzieri attendevano, ansiosi, la fine del discorso. Anna continuò:
— Lontano di qui, in una isolata casetta di Circonvallazione a Monte, c'è una fanciulla, in piena balia di un mostro.
Anna parlava, parlava, infiammando gli animi. Narrava le infamie del Cerruti, i suoi spaventosi delitti. Poi parlava dolcemente di Bisca, descrivendone l'animo ingenuo e le sofferenze patite e la delicatezza del corpo. Qualche lagrima brillava negli occhi di quei rudi lavoratori. Un delegato tentò d'interrompere la donna; ma le sue parole vennero coperte da un minaccioso urlo della folla.
Infine, Anna concluse:
— Amici, rechiamoci in massa a liberare quella vittima, dimostriamo alla legge che sappiamo supplirla, quand'essa è impotente. E partiamo subito, sovra tutto; poichè il pericolo è imminente per la povera Bisca e si aggrava di minuto in minuto.
Un rombo di minaccia suonò nella sala. Gli occhi di tutti quei proletari scintillavano e le mani tremavano in un'ansia di vendetta.
A un tratto, si udì una voce stridula coprire il tumulto. Un uomo, lungo e magro, col visetto di faina, venne a porsi a fianco di Anna.
— Io conosco il Cerruti, stridette, e posso affermare la verità di quanto ha detto Anna Vincigli. Ed aggiungerò altre cose e dirò quello che non sa alcun altro, all'infuori di me e di un poeta, vittima anch'esso del mostro. Mi chiamo Gianni Maglino. Fui amico del Cerruti, molti anni or sono, e per poco non venni trascinato nella sua rete di vizi e di delitti. Anch'io vi dico: Corriamo a liberare la piccola Bisca, non permettiamo che lo spaventoso uccisore di Augusta Brendel compia ancora un delitto.
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