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      In quella si udì battere alla porta. La fanciulla, spaventata, si era avvinghiata con la persona al Cerruti.
      — Scappa, le mormorò costui: prendi con te Rosa e scappa per la collina. Che non ti trovino qui!
      — No, no; voglio rimanere vicina a te.
      In quell'istante le voci della folla raddoppiarono d'intensità. Era come un mugghiare di tempesta, che si innalzava terribile dalla strada.
      — E sia!, ghignò il Cerruti. Prese Bisca tra le braccia e scese ad aprire la porta.
      — Che si vuole da me?, chiese.
      — È lui, è lui, urlò il Maglino.
      Un denso gruppo di operai si era rovesciato nella casa. Essi circondavano il Cerruti e la fanciulla con gesti minacciosi.
      — Che vogliamo da te?, continuò il Maglino. Vogliamo farti scontare, tutto in una volta, le tue infamie. Vogliamo strapparti dalle unghie quella fanciulla, la tua ultima vittima.
      Il sarto era trasfigurato dall'odio. La sua passione trascinava gli altri, li eccitava alla vendetta.
      Anna Vincigli tentò di calmare gli animi; ma non riuscì a farsi intendere in quel frastuono di insulti.
      Un operaio, largo di spalle e con la mano armata di un pesante martello, si era fatto accosto al Cerruti. Gli sputò in viso:
      — Canaglia!
      Poi, alzò la mano.
      Ma Bisca, che, pallidissima, era scivolata dalle braccia del suo protettore, con un rapido movimento cacciò indietro il Cerruti. La pesante arma, dopo aver descritto un semicerchio per l'aria, era piombata di peso sul cranio della fanciulla. Essa rovesciò al suolo, senza pronunciare una sillaba, con la bocca contratta e gli occhi smorti.


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Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





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