Pagina (279/280)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Anna e il Maglino avevan cacciato un grido. Ma, più forte del loro, suonò un urlo straziante, lungo, come di belva ferita, dalla gola del Cerruti.
      Costui vedendo cader Bisca aveva estratto la rivoltella.
      — Sei tu, sei tu!, ruggì volto al Maglino.
      Risuonò un colpo d'arma da fuoco; il sarto, colpito nel petto, sbattè le braccia in aria e stramazzò sul pavimento. Il Cerruti si chinò su di lui.
      — Chi ti aveva chiamato? Sei venuto per tuo e nostro danno, poichè ci amavamo, ci amavamo, capisci?
      Il moribondo ebbe ancora un istante di lucidezza.
      — Che dici?, mormorò.
      — Dico che eravamo felici, insieme; dico che quella povera bambina mi aveva trasformato, mi aveva reso buono, dico ch'essa mi aveva insegnato l'amore.
      Il Maglino tentò di dire qualcosa, ma non riuscì. Fissava Dario Cerruti con un'espressione di sgomento nel viso. Anna che si era chinata su di lui, lo udì susurrare ancora:
      — Quel che non sanno gli uomini.
      Gli occhi gli si allargarono, divennero bianchi e freddi. Dalle labbra, con l'ultima parola uscì un getto di sangue nerastro.
      La morte di Bisca e del sarto aveva terrorizzato tutti quegli operai. Silenziosamente essi uscirono da quella casa, ove erano entrati con grida di minaccia ed ove rimaneva, a piangere sui due cadaveri, Anna Vincigli.
      Quanto al Cerruti, la spaventosa scossa morale lo aveva, ormai, annientato. Chiese egli stesso di venir condotto in prigione alle guardie, che troppo tardi, erano accorse a frenare la folla, e si avviò rassegnato all'orribile castigo, che gli preparava la giustizia degli uomini.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Genova misteriosa
Scene di costumi locali
di Pierangelo Baratono
pagine 280

   





Maglino Cerruti Bisca Maglino Cerruti Maglino Dario Cerruti Bisca Anna Vincigli Cerruti Anna