Così, così egli aveva sognato il proprio dolore, pauroso e selvaggio, timido verso la gente, ma armato di un odio profondo. Quella fanciulla che gli si drizzava dinanzi nel momento, in cui egli stava per perdere ogni speranza, chi era, da dove veniva?
Lo scultore s'avvicinò:
- Che fai, qui?; chiese.
La ragazza chinò gli occhi a terra, poi li rialzò a fissare chi l'interrogava, atteggiando il corpo alla fuga.
- Nulla: aspettavo; rispose.
La sua voce era rauca, tremolante. Gli occhi, ora, giravano istintivamente verso il paesello che si profilava laggiù, in fondo alla distesa di sabbia.
Lo scultore continuò:
- Aspettavi me? Che volevi?
- Ecco. C'è la mamma, che ha ricevuta una lettera lunga da mio fratello, che si trova in America. Ma non sa leggere. E in paese gli uomini non ci sono: sono a pescare.
Le parole le uscivano smozzicate dalle labbra, come per uno sforzo. Lo scultore le posò una mano sotto il mento, a rialzarlo.
- E tu, chiese, non sai leggere?
- Poco.
Lo guardò ancora con i suoi occhi ardenti e vivi, poi riprese frettolosa:
- Sono andata dal curato; non c'era. Allora, sono venuta qui. Credevo di trovarla.
- Dammi!
Le tolse la lettera di mano, disse:
- Verrò con te da tua madre.
La bambina gli passò rapida innanzi, lo precedette fra mezzo alle sabbie. Ma lo scultore la richiamò subito vicino. Voleva studiarne i lineamenti, sincerarsi se proprio quello fosse il modello cercato.
- Come ti chiami?, chiese.
- Susetta.
Ricordava, ora. Avevano parlato anche a lui di quella fanciulla cresciuta liberamente fra mezzo alle famiglie di pescatori.
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America
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