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      Anche negli abiti era accurata, nč li portava pių a brani a mostrare le carni brune delle gambette nervose e delle braccia. Quel cuoricino tredicenne si era accorto ad un tratto di appartenere ad un essere umano.
      Il "Gufo" non si lamentava della trasformazione. Benchč la sua statua rimanesse indecisa, benchč di giorno in giorno il modello si famigliarizzasse, perdendo l'asprezza di un tempo, lo scultore ritrovava del pari la pace relativa, che il suo animo aveva sperata dal compimento dell'opera d'arte. Il quotidiano contatto con quella creatura, lo sforzo dell'educarla, la meraviglia continua nel vedere trasformarsi sotto i propri sguardi la figlia selvaggia del mare, nel vederla riacquistare forma umana ed umani pensieri, riempivano l'esistenza dello scultore e ne solleticavano dolcemente l'orgoglio. Adesso egli non la faceva pių posare, ma le insegnava quel poco che poteva ricordare delle scuole fatte, o la conduceva lungo la spiaggia svelandole con anima d'artista i tesori della vita e della natura. Anche il sorriso tornava sulle sue labbra, come sul volto di Susetta tornava la pace. Oh, non era opera buona l'educazione di quell'essere disprezzato, abbandonato; non valeva la creazione di una statua quel rinnovarsi di un'anima, quell'aprirsi di un cervello alla luce e alla gioia? E il "Gufo", soddisfatto di avere indovinato un cuore sotto il misero inviluppo di carne e nell'intrico di quell'anima misteriosa, stanco della lunga solitudine sofferta, alleviato nel proprio dolore dallo svago della compagnia e dell'educazione intrapresa, si abbandonava alla piena della passione, raccontando il triste passato e dilungandosi a confidarsi nel piccolo essere, che gli fremeva al fianco.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Susetta