Povera Susetta! Con quale attenzione essa ascoltava il suo maestro e come sentiva battere il cuoricino al racconto di quell'immenso dolore, che trovava in lei un conforto e uno sfogo! Oh, la donna, che aveva torturata l'esistenza del suo buon amico, come la odiava! Eppure, in fondo, malgrado lo strazio che aveva fatto dell'anima dello scultore, malgrado il tradimento, che aveva costretto costui a rifugiarsi nella solitudine di un angolo sperso del mondo, Susetta non poteva trattenersi dal pensare che a quella creatura appunto doveva la compagnia del buon amico e la nuova vita, che le ferveva nel sangue.
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Un giorno tutto cambiò per Susetta. Quella donna, la nemica, era giunta improvvisa in paese, era corsa al fianco della sua vittima in un risveglio di pentimento e di passione. Il "Gufo" l'accolse a braccia aperte, dimenticando il passato, dimenticando Susetta, non ricordando più che il proprio amore e la bellezza di lei.
Addio, dialoghi quotidiani, lunghe confidenze nella solitudine della torre! La felicità era svanita per Susetta e con essa era svanito ogni impulso a una nuova esistenza. Ormai abbandonata a sè stessa, più selvaggia e più torva di prima, la fanciulla passava ore e ore, nascosta fra i monticelli di sabbia, a spiare con gli occhi ardenti la torre, ove il suo amico aveva ricevuta un'altra donna e dove non c'era più posto per lei.
Che cosa sentiva Susetta? Nella sua precocità essa aveva scatti solitari di gelosia e gesti di minaccia.
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