- Chi? Chi? proruppe lo scultore. Per un momento il suo volto si atteggiò al dubbio. Ma subito si sconvolse, divenne terribile: le braccia si contorsero nello spasimo, il corpo rovinò in fascio per terra. Un silenzio di morte regnò nella stanza. A un tratto suonò triste la voce della fanciulla:
- Ho mentito! Ho mentito! L'ho detto per gelosia, per cattiveria! Perdono!
Un singhiozzo le ruppe la gola. Essa guardò ancora una volta la stanza e l'uomo, che giaceva per terra, poi si slanciò dalla porta, dandosi a una corsa disperata sul sabbione, bruciato dal sole.
*
* *
Qualche giorno dopo lo scultore e la sua amante videro, al ritorno da una passeggiata, un gruppo di donne e paesani, che s'avviavano verso la città.
- Chi sono?, chiese la donna.
Emigranti, che abbandonano il paese per recarsi lontano, in America, a cercare fortuna.
Una forma di fanciulla si staccò per un istante dal gruppo, venne vicino ai due. Una bocca scottante si posò sulla mano dello scultore, qualche lagrima venne a bagnarla. Poi, suonò una voce rassegnata:
- Addio, buon amico!
- Susetta! esclamò lo scultore.
Volle stendere le dita, fermare quella creaturina. Ma essa si era già allontanata di corsa, aveva raggiunto i paesani, si dilungava con questi.
Il "Gufo" stette lì, irresoluto, a fissare il gruppo, fra mezzo al quale spiccava un volto livido di fanciulla e due occhi scintillavano tra l'arruffio dei capelli. Ancora una volta una piccola mano si stese ad accennare un saluto; poi tutto scomparve dietro uno svolto della strada.
| |
America
|