Ogni tanto faccio qualche nuova conoscenza. Mi avvicino, nella mia caccia notturna, a un cumulo di torsi di cavolo e d'ossa rosicchiate. Due occhi fosforescenti si spalancano su di me, poi si riabbassano sul cibo. Il loro possessore, ha riconosciuto un alleato e non fugge, neanche se la mia mano tenta dė sfiorarlo con una timida carezza di presentazione.
Una volta strinsi una salda amicizia con uno di questi vagabondi felini: una bestia magnifica, sebbene un po' magra, tutta bianca, tranne per due macchie nere sulla testa e sul dorso. Mi accompagnava sempre nelle mie peregrinazioni. Credo lo facesse anche per un ragionamento egoistico, poichč sapeva per esperienza ch'io conoscevo i posti buoni e scovavo le ossa migliori. Quando dormivo, il mio amico mi s'accovacciava sul petto e rimaneva lė, tranquillo, sino all'alba, scaldandomi col tepore del suo corpicino. M'ero abituato a raccontargli le mie pene; ero certo che mi comprendeva. Talvolta, lo confesso, quando la fame e il freddo mi facevano balenare nella mente qualche sinistro disegno, provavo un senso di paura innanzi a quegli occhioni tondi e scintillanti, che mi fissavano intensamente. Una notte non trovai pių il mio gatto. Forse qualche ragazzo lo aveva ucciso a sassate. Ne piansi.
Un amico di meno e un ricordo di pių. Cosė la mia vita, sempre: molti piaceri fuggevoli e moltissimi ricordi, un pesante fardello di ricordi. Qualche volta le mie spalle si curvano e sembra vogliano spezzarsi sotto di esso. Non sono vecchio; eppure credo di avere un cervello di decrepito.
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