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      Ho visto molte cose e molti uomini durante il mio notturno vagabondaggio. In genere, preferisco la solitudine. Talvolta, per caso, mi sono accompagnato con altri straccioni miei pari. Tutti mi hanno presto disgustato. Erano troppo umili o troppo brutali: strisciavano per avere un soldo e poi sfogavano la loro rabbia di spostati sovra esseri innocui, come i cani e i ragazzi. Sovente dovetti trattenere il braccio di qualcuno alzato sulla testa di un bimbo. Essi picchiavano, così, come bruti, senza nessuna ragione. Io, invece, amo quelle piccole creature, non ancora formate alla lotta, che portano nella mollezza dei lineamenti infantili la pace e anche sotto la sporcizia conservano un po' dell'ingenuità sognatrice dei poeti e dei vagabondi. Spesso ne ho preso qualcuno sotto la mia protezione, qualche monello venditore di cerini o qualche infelice lasciato per la strada dalla famiglia. Li tenevo vicini a me, scaldandoli col mio corpo; e poi raccontavo loro storielle meravigliose e li facevo ridere con quei dentini fitti e bianchi, luccicanti fra le rosee labbrucce. Mi volevano bene, quei piccini! Qualcuno piangeva nel lasciarmi. Ne ricordo uno, un ometto pallido e melanconico, lasciato dai genitori a gironzolare per le strade nel pieno della notte, il quale mi fece dare un tuffo al sangue balbettandomi: Babbo, tu! Oh, come avrei voluto veramente essere suo padre, possedere il diritto di proteggerlo e di amarlo. In quel rapido istante ho intravisto una stanzetta illuminata dai bagliori di un piccolo focolare.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Babbo