E intorno al caminetto ho visto dei bimbi, che ridevano e battevano le manine guardando me, che, seduto sovra una vecchia poltrona, raccontavo qualcosa.
Dopo quei momenti di gioia ricadevo nella più cupa tristezza. Allora cercavo di distrarmi con lunghe passeggiate a traverso le vie della città, seguendo però quelle più oscure, non illuminate dalla opprimente luce elettrica, ma sulle quali si diffonde appena un debole chiarore da rare lanterne a gaz. Qualche volta mi sono anche ubbriacato. Ma di rado; poichè il vino mi dà sogni troppo violenti e l'alcool mi rende cattivo, ferocemente perverso Sotto il suo influsso odio tutti, anche i gatti e i bambini; perciò evito di bere come schivo le guardie. L'alcool mi eccita, queste mi esasperano terribilmente. Voglion sempre sapere troppe cose. Talvolta mi hanno condotto in prigione, avendomi trovato senza carte. Quali carte dovevo portare in tasca? Non ero uno straccione, non mi si leggeva in viso il mio mestiere e il mio destino? E poi, avevo diritto di possederne e avevano essi diritto di chiedermele? Forsechè la società è un enorme incasellamento e forsechè tutti hanno l'obbligo di possedere una casella? Possedere? Avevo io mai posseduto qualcosa? Sciocchezze! Eppure mi si buttava in prigione per non avere ciò, che nessuno mi aveva mai dato. Uno stato civile, io, che vivevo fuori della civiltà! Perchè non si rivolgevano ai miei genitori, se pure questi esistono in qualche parte del mondo?
Allorchè udivo qualche compagno di miseria maledire le guardie, mi associavo alla maledizione.
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