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      Insistei per sapere qualcosa di più preciso. "Non comprendi", mormorò dopo qualche istante, "che ho voluto tener chiusa quella maledettissima porta? Oh! Il mio supplizio è orribile! Tu mi crederai un pazzo. Non lo sono, no, te lo giuro; so ben io perchè soffro tanto!
      - Parla, in nome del diavolo!, urlai.
      - Sai tu, continuò con voce soffocata, sai tu l'orrore di una porta chiusa alle tue spalle? Sai tu quante ore, la notte, nei primi tempi, allorchè non osavo tener aperto quell'uscio per timore d'esser giudicato demente, sai quante ore ho passate, il cuore in sussulto, con le orecchie che mi martellavano e le ginocchia tremanti? Quella porta chiusa era per me l'inferno; l'ho subìta molte e molte notti. Dietro quel pezzo di legno sentivo le tenebre pigiarsi con furia, sentivo i tentacoli poderosi dello spavento e del terrore più pazzo scivolare fra gli interstizi per giungere ad afferrarmi nella loro frenetica aspirazione. E poi, in mezzo all'ombra densa, dritto dietro quell'uscio, io vedevo, vedevo, comprendi, un essere con le mani grosse, stillanti sangue, lo sguardo freddo e crudele, le labbra contorte a un sogghigno. Era spaventosa la sofferenza! Questa notte ho voluto provarmi. Da qualche tempo non subivo più alcuna impressione di paura; credevo d'esser salvo. Perciò ho chiuso l'uscio con un colpo violento. All'istante mi son sentito preso, afferrato dall'antico terrore. Volevo precipitarmi, riaprire quella porta. Ma non osavo. Le tenebre, ch'io indovinavo dense dietro di essa, mi respingevano.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254