E poi, se mi fossi trovato faccia a faccia con lui, l'uomo dalle mani grosse coperte di sangue e dal sogghigno crudele? Son stato ore e ore, non so più quanto, a spiare ansioso, dritto innanzi a quell'uscio, senza osare di muovermi, quasi di respirare, di voltargli le spalle. Le orecchie mi si erano riempite di sangue, le sentivo scuotersi sotto l'onda sanguigna. A un tratto, a traverso il loro ronzìo, ho inteso un picchio alla porta, un colpo discreto e calmo, come quella notte. Ho provato una sensazione di soffocamento, poi un freddo spaventoso e non ho compreso più nulla!
Terminò di parlare e si pose a piangere. Gli dissi quanto mi suggeriva la mia amicizia per calmare la sua pena e lo esortai a confidarmi tutto. Bevve un bicchier d'acqua, poi mi raccontò la sua storia.
Un tempo, ancor giovanetto, viveva con la mamma e il padre in una città di provincia. Amava molto i genitori e prodigava loro i tesori del suo cuore semplice ed ingenuo. La madre era ancor giovane, il padre già vecchio più per i dolori sofferti che per l'età. Vivevano insieme tranquillamente con la pensione paterna e non temevano l'avvenire, poiché si sentivano forti del loro reciproco affetto. Egli dormiva nella camera a fianco di quella dei genitori. Anche allora soffriva un po' pei suoi nervi troppo eccitabili e, sebbene si sapesse vicino ai suoi cari, spauriva nel trovarsi solo, di notte, nella sua stanza, con la porta chiusa. Pure, si sforzava di vincere i vani timori.
Una notte, mentre studiava a tavolino, udì un breve grido soffocato nella casa.
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