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      Si alzò, un po' inquieto. La ragione lo calmò subito, dicendogli che il rumore era certo prodotto dalla sua fantasia. Però, ancora con l'animo sospeso, egli si diresse verso la porta e, il corpo curvo innanzi, si pose a origliare. A un tratto udì un picchio discreto e calmo dietro l'uscio della sua camera. Il sangue gli affluì impetuoso alla testa. Ma che! Vane paure! Doveva esser la mamma, che veniva, per qualche motivo, a parlargli. L'uscio si aprì con un colpo violento: un uomo apparve nel vano, dritto contro la tenebra, che si addensava dietro il suo corpo. Aveva il volto marmoreo, le labbra contratte a un sogghigno, gli occhi freddi e luccicanti. Stese le mani innanzi, due mani grosse, dalle quali colavano fili di sangue. Il mio amico cacciò un urlo e si precipitò alla finestra, per fortuna bassa e aperta. L'altro gli fu dietro, tentò di afferrarlo. Ma egli era già saltato in strada.
      Quando, dopo pochi minuti, tornò nella casa insieme a qualche vicino, accorso alle sue grida, trovò il babbo e la mamma morti, con un largo taglio di coltello alla gola. Dell'assassino nessuna traccia. Soltanto, sul davanzale della finestra si vedeva distinta l'impronta di due mani sanguinolenti.
      Un buono-a-niente
     
      Nelle soffitte di Torino vivono ancora gli ultimi campioni di quella strana famiglia, che, preso un nome zingaresco, abitò un tempo Parigi ed ebbe a storiografi diligenti Murger, Vallès e De Bernard. Ormai ridotti a pochi e ignorati dal mondo, costoro conservano tuttavia la dolce pigrizia, ricca di fantasticaggini e il buon umore, che resero per sempre gloriosi i loro affamati antecessori.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





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