- Sì, sì; può darsi. Ma, tale qual'è, troverà difficilmente un compratore.
- E chi ha detto di venderla? Non me ne priverei per un tesoro. Volevo soltanto lasciarla in pegno per un miserabile pranzo.
Nei suoi occhi malinconici vidi un profondo scoraggiamento; perciò, mi decisi a invitarlo:
- Se vorrà dividere la mia modesta cena, mi farà un vero piacere.
Quel povero diavolo guardò ancora una volta il trattore; ma lesse sovra il suo viso un'incrollabile decisione.
- Accetto, mormorò, stendendomi la mano.
Poi si diede a frugare nelle tasche e finì con l'estrarne un biglietto da visita, cioè, per meglio dire, un pezzo di cartoncino sporco, sul quale eran tracciate, in un carattere lungo e angoloso, queste parole: Giorgio Rocca scenografo.
Durante il pranzo, ch'egli divorò con un appetito degno di un corpo più voluminoso, mi narrò l'odissea della sua vita. Una vita di miserie sopportate allegramente e di allegrie senza soldi, ricca di incidenti umoristici e di dolori, riboccante di risate e di lagrime. Quell'uomo aveva fatto un po' di tutto ed aveva sopportati i rovesci della fortuna con la stessa giocondità, con la quale aveva accolti i pochi favori.
Ogni angolo di Torino gli era noto per avervi dormito, allorché si trovava senza alloggio. Ogni trattoria era conosciuta dal suo naso, che vi aveva fatte innanzi lunghe stazioni, aspirando i profumi della cucina, che dovevan tenergli luogo di pranzo. Volta a volta decoratore, pittore, scenografo, qua rifiutato, là accolto con sprezzo, tollerato per compassione, egli aveva provato tutto, tutto sofferto.
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Giorgio Rocca Torino
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