Buono-a-niente, che avrebbe bramato osservare gli effetti dell'alcoolismo negli uccelli, non potè soddisfarsi, poichè non ebbe più nuove del chiassoso vicino. Ma, in compenso, un giorno vide l'uomo dalla papalina e dalla vestaglia avanzarsi sulla terrazza armato di un enorme trombone. Egli comprese la vendetta e si preparò alla difesa. Pure, per qualche giorno dovette sopportare i boati dell'orribile strumento e deliziarsi in una gamma, che al suono più basso gli faceva turar le orecchie e al più acuto, malgrado la precauzione, lo balzava in aria come un turacciolo. Infine ebbe un lampo di genio e comprò un piccolo petardo. Due ore dopo, appoggiato tranquillamente al davanzale, egli studiava l'avversario dall'alto della propria situazione.
La bocca minacciosa dello strumento si apriva quasi sotto il suo naso, cacciando fuori, come un mostro marino, gli sbuffi spaventosi delle note. Il momento era propizio Buono-a-niente reagì. Il petardo, lanciato da una mano sicura, ruppe una nota nella gola del trombone e, scoppiando tra le lucide pareti, produsse un vortice di fumo e di scintille e un boato, quale mai orecchio umano aveva udito prima d'allora.
Il suonatore rovesciò sul suolo tramortito dallo spavento, lasciandosi sfuggire dalle mani lo strumento e la papalina dal cranio.
In quell'istante comparve sul terrazzo una fata. Cioè, Buono-a-niente vide avanzarsi una creatura sui diciassett'anni, bionda, rosea, delicata. Il grido di terrore della ragazza fece rinvenire il mio amico dalla sua estasi.
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Buono-a-niente Buono-a-niente
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