No, no, era impossibile!
Correva, correva, fra le tenebre, con i capelli sciolti, diffusi dal vento, con le manine strette in un gesto d'angoscia e le gambette indolenzite. Dove sarebbe andata? A casa, mai più! Avrebbe girato il mondo, avrebbe mendicato, magari. A una fanciulla non si nega un po' di pane! E poi, avrebbe trovata della gente buona e compassionevole come i signori della Villa. Se ci fossero stati loro, non avrebbero permesso che si maltrattasse la piccola Pagliuzza! No, no! Erano tanto gentili con lei!
Una vaga speranza s'insinuò, allora, nel suo animo. Se fossero tornati alla Villa? Se potesse trovarli, quella sera, e raccontar loro tutto, tutto! Avrebbero sentito pietà di lei e forse l'avrebbero tolta per sempre dalla sua famiglia, ove non poteva più vivere. Si pose a correre con maggior lèna per quei luoghi ben noti. Le gambe, adesso, non le dolevano più. Attraversò qualche campo, passò fra mezzo a filari di viti, scavalcò un muricciuolo e si trovò nel giardino della Villa. Il cuore le batteva forte per l'ansia e per la fatica. Gettò uno sguardo timido sul caseggiato, che si drizzava innanzi a lei con la sua mole superba, e per poco non cadde rovescia al suolo per l'emozione. Le finestre del pianterreno erano aperte e illuminate e nel vano di esse si vedeva passare, dietro le tende, qualche forma umana. La fanciulla non ebbe la forza di proseguire; si lasciò cadere ginocchioni, singhiozzando. Una voce nota le giunse in quel momento all'orecchio:
- Chi è là, a quest'ora?
| |
Villa Pagliuzza Villa Villa
|