- Ora, riposa; continuò il pittore. Quando avrai dormito ancora un poco, t'alzerai. E parleremo, non è vero?, di te e del tuo avvenire.
Si chinò a sfiorarle le labbra con un bacio, poi uscì dalla stanza con la testa china.
Povero cuoricino di bimba, come battevi, tutto solo col tuo dolore, che sentivi superiore di troppo alle tue deboli forze! E ti sembrava d'essere un piccolo punto, quasi impercettibile, sperso fra mezzo a due nubi, come un uccellino, che volasse timido e pauroso fra due temporali. Che cosa avrebbe fatto, adesso? In quella casa non poteva rimanere, poichè, malgrado le parole dolci del pittore, sentiva indistinta, ma profonda la superfluità del suo corpicino in una famiglia non sua e che, appunto perchè buona e generosa, non doveva subire la sua fastidiosa presenza. Un segreto fra lei e il suo vero padre? No, no; qualunque cosa, piuttosto! Troppo turbamento gli avrebbe portato! E allora? Laggiù, dalla mamma, non poteva più tornare: l'altro non l'avrebbe più ricevuta o l'avrebbe accolta come una straniera!
Fuggire! Ma dove? Agli occhi della bimba il mondo era vasto: ma essa pensava alla debolezza delle proprie gambe, che non l'avrebbero portata tanto lontana. Sarebbe stata riconosciuta al primo villaggio e ricondotta a casa. Ciò, che la sera prima le era sembrato un progetto attuabile, adesso le pareva assurdo, poichè la sua anima s'era dischiusa sotto l'angoscia come un bocciuolo di rosa sotto i raggi cocenti del sole.
Raccolse il capo fra le mani e guardò fisso, per la finestra aperta, il paesaggio, che le si apriva dinanzi.
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