Nessun occhio umano lo vide. Soltanto Bull, il grosso mastino, si drizzò sulle zampe anteriori e, alzando il muso verso il cielo, mandò un lungo ululato, come un saluto a colei, che s'allontanava per sempre.
I gufi
Sono un po' come i vagabondi: amano camminare per le vie abbandonate delle campagne o lungo il mare, seguendo nel giuoco dell'immaginazione un sogno sempre sfuggente, eppure caro alte loro anime malate di sentimento. Quelli, però, cercano le strade soleggiate e il greve calore del giorno. Gli umili gufi, invece, preferiscono il tenue chiarore delle stelle o la malinconia della luna. Gli uni come gli altri s'incontrano spesso, in due o tre, nella vita, e si uniscono fraternamente in una comune fantasticheria, che ora li culla nel silenzio della natura addormentata, ora come un incubo sconvolge il cervello ed alita per entro il penoso lavorio del pensiero. Io ho conosciuto qualcuno di questi esseri misteriosi, nati nel notturno terrore di un'aurora boreale e destinati fin dall'infanzia alla dolorosa vita fittizia dell'immaginazione. Appena le prime stelle cominciano a tremolare nel cielo, essi escono dalle loro recondite abitazioni e si dilungano per le vie e pei sentieri, tra le siepi fitte o sotto le ombre dei pini o sulle sabbie umide del lido. Portano un mistero negli occhi profondi e una infinita tristezza nell'anima. La loro malattia è incurabile; è la malinconia di quanti sentono al di là dell'esistenza volgare un'altra vita velata a mezzo dalle nebbie del sogno e intuita soltanto per un meraviglioso, ma ancor troppo debole sforzo dell'umano pensiero.
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Bull
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