Il mio amico veniva volentieri in quel ritrovo; ma io osservavo con terrore in lui uno strano cambiamento. Era sempre lo stesso visionario; ma aveva in più un'allegria malaticcia, che lo sforzava a intromettersi con la sua voce stridula nei discorsi volgari delle donne. Mangiava e beveva molto, con un'avidità paurosa di cane vagabondo. Guardandolo, sentivo crescere sempre più in me un dubbio doloroso.
Cercai di indurlo a parlarmi della sua famiglia. Si rifiutò a lungo; infine, una notte, ubbriaco, mi disse brevemente che la moglie lo batteva quasi sempre, quand'egli rincasava troppo tardi. E poi, c'era un altro mistero. Non volle dir altro e concluse: "Pure, è una brava donnina, che ha cura di me ed economizza molto sulle spese".
Una sera, uscendo di teatro, lo trovai tremante, col volto cadaverico. Mi confessò quasi piangendo che la moglie gli aveva rifiutato il mangiare per tutto il giorno, per punirlo d'una sua mancanza. Lo portai meco al solito "Carenaggio". Dopo che ebbe mangiato e più ancora bevuto, divenne di un buonumore inquietante. La sua bocca sdentata e un po' tremolante lasciava sfuggire un torrente di parole; le braccia lunghe e magre gli si torcevano nella smania del fraseggiare. Avevo paura per lui. Ad un tratto iniziò una discussione violenta con una donna. Li ho ancora entrambi innanzi agli occhi, lei con gli zigomi sporgenti, le mascelle larghe, il viso rosso di belletto e lui con gli occhi mobilissimi, le labbra contratte, il corpo scheletrico in sussulto. Essa decantava il proprio corpo e la voluttà del bacio.
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