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      Mi sorrise, mi fece segno d'avvicinarmi. Aveva una pallidezza non più umana. Mi strinse la mano, ma così debolmente da sembrare che la sfiorasse. Pure, io provai in quel rapido tocco un'impressione scottante, come se avessi preso fra le dita un tizzone.
      Sei venuto a tempo
      , mormorò; e sorrise ancora, ma non più a me. Mi sedetti sul lettuccio, cercai di farlo parlare.
      Prendi quel manoscritto
      , mi accennò; "leggimi qualcosa." Era un suo poema, bellissimo, impregnato d'una meravigliosa dolcezza. Man mano ch'io leggevo, il suo corpo si sollevava, gli occhi gli si animavano sempre più. Sentivo già il suo alito caldo sfiorarmi una guancia. Quando giunsi all'ultimo verso, ebbi una sensazione di freddo ed udii un tonfo. Il mio povero amico era ricaduto di peso sul letto. Aveva sempre il sorriso sulle labbra. Tentò di balbettare: "Bambino!". Gli occhi gli si impietrarono, rimasero larghi, bianchi, fissi nel vuoto.
      Così vidi morire il mio gufo.
      Mehara
     
      Mi trovavo da pochi giorni, in cerca di pace e riposo, nel paesello di Ruta, in Liguria, allorchè conobbi le signorine Boony, due sorelle dai corpi aggraziati, sebbene un po' magri, e dal visetto pallido, incorniciato da una chioma nerissima. Eran gemelle e somiglianti fra loro in tutto, tranne nel colore degli occhi, che nell'una avevano i riflessi glauchi del mare e nell'altra la densa profondità delle tenebre. Orfane e ricche, esse s'erano rifugiate in quel paese meraviglioso, compiacendosi nel magnifico quadro della natura, che in quei luoghi, pel folto verdeggiare delle colline e per la stesa purissima del mare, ha il suo aspetto più sincero e più incantevole.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Ruta Liguria Boony