Ma le pupille, spesso, si stancavano di veder troppo e, offese dalle vibrazioni dell'aria, che si rivelavano di continuo intorno ad ogni corpo vitale, amavano riposarsi nella notte e nella calma solitudine delle tenebre. Il segreto delle anime, ignoto ai profani, assumeva per lei un aspetto iridescente e si profilava intorno ad ogni creatura come un'aureola rivelatrice. "Gli uomini sono colori, essa diceva con la sua voce monotona; ma occorre un prisma a conoscerli."
Il flusso di quelle parole, piene di mistero e di febbre, faceva tremar me e piangere Damianti, che lasciava scorrere liberamente le lagrime sulle mie mani, intrecciate con le sue in un dolce atto fraterno.
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Mehara si appalesava entusiasta e profonda conoscitrice della religione braminica e spesso si addentrava con morbosa curiosità nell'interpretazione simbolica delle strane cerimonie di quel culto. "Io non vorrei morire mi disse un giorno, se non bruciata dalla fiamma purificatrice, alla quale la vedova si affida con gioia nei boschi dell'India." Ma perchè, manifestando questo folle desiderio, essa volgeva intensamente i suoi occhi nei miei?
Le nostre relazioni d'amicizia accennarono lievemente a modificarsi, in quei tempi, assumendo, a poco a poco, un aspetto diverso. Damianti continuava a trattarmi famigliarmente, ricercando la mia presenza e abbandonandosi, in ogni occasione, allo svago di un dialogo confidenziale. Ma la sorella cominciava a dimostrare per me un'inesplicabile avversione, allontanandomi da sè con frasi fredde e imperiose.
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