Parola d'onore, se non si fosse vergognato si sarebbe fatto il segno della croce. Tuttavia non si perse d'animo; tentò di reagire, di dominare con la sua voce il tumulto. Ma quegli ossessi, credendo a una sua tiepidezza improvvisa, inferociti dai loro stessi discorsi cominciarono a sbirciarlo di mal'occhio. Una parola di lui, "Calma!" a mala pena intesa da qualcuno, ripetuta da tutti come un'ingiuria, diede il fuoco alla miccia. In un baleno quei robusti contadini si buttarono addosso al diavolo, lo tempestarono coi pugni e coi manichi delle vanghe, gli ridussero il cappello a un cencio e il viso a una larga ecchimosi. Ebbe appena il tempo di svignarsela in fretta e furia, affidandosi prima alla sottigliezza del corpo per passare fra mezzo alle file dei nemici e poi alla sveltezza delle magre gambette per allontanarsi triste e alquanto mortificato, col sangue che gli colava dal naso e con gli abiti a brandelli, da quell'esoso villaggio.
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In poche ore, tuttavia, ogni ombra di malumore sfumò dal suo cervello. "Eh via! tanto meglio! Tutte anime prossime a dannarsi!", diceva fra sè e sè stropicciando le mani e asciugandosi il naso.
Capitò in una grande città. Era notte. Le vie si mostravano piene di persone affaccendate, che camminavano nello stesso senso gestendo, discutendo, animandosi sotto la luce viva e sferzante dell'elettricità. Le case, poi, erano addobbate con tappeti e tende multicolori. Il diavolo si ficcò nella folla e seguì la corrente, che lo condusse ben presto a un largo piazzale, formicolante di uomini e invaso dalla penombra.
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