Suoni "L'ultima burla di Pulcinella!".
Il buon Pèpere alzò la mano, armata di nuovo del fazzoletto, passò questo sull'ampia fronte imperlata di sudore, poi si mise a ridere. In parola d'onore, non avevo mai intesa prima d'allora una risata così schietta e rumorosa! Pareva lo sfogo di un temperamento veramente allegro, che si compiaccia nel comunicare agli altri la propria gioia.
Non l'ho ancora detto? Il maestro Pèpere era professore di musica e canto e compositore a tempo perso.
La signora Guicci mi s'era avvicinata di nuovo.
- Che ne pensa?, mi chiese.
- Molto simpatico, risposi senza esitare.
- Lo prevedevo. E Lei non sa ancora nulla. Quell'uomo ha nel cuore un vero tesoro di bontà. Alle volte, è vero, si lascia trascinare a certe sfuriate, che paiono uragani; grida e tempesta con le sue scolare come potrebbe fare il professore più burbero e più maleducato. Ma subito si ripiglia e si pone a ridere in quel suo modo speciale, che al pari di un buon vento spazza via ogni densa nube. Nessuno, neanche le sue scolare più testarde e orgogliose, potrebbe offendersi per quegli scatti e tanto meno serbar rancore.
- Ha gli occhi maliziosi e l'espressione del viso ingenua come quella di un bambino, osservai sottovoce.
- E vero: l'ha caratterizzato molto bene. È un fanciullone furbo. Ha portato con sè dal suo paese pieno di sole e di bellezza un sentimentalismo un po' puerile, ma dolce, un modo di considerare la vita e gli uomini tutto soggettivo, a impressione. Ma tiene in riserva, per sua difesa, un fondo d'astuzia non comune.
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