Le schiene non vi dolgono, miei generosi cavalieri, per averle troppo piegate, e le labbra non vi sanguinano ancora delle menzogne e delle grette insinuazioni, che avete testè pronunciate in danno l'uno dell'altro? Eh via, non vi temo più di quanto tema dei volubili fanciullini, soddisfatti e gioiosi se un nastro iridescente, posto sul loro petto, li distingue dai compagni di classe. A te, spauracchio atavico, e in così dire fissava un imbarazzatissimo prelato, che tentava di nascondere la pancia voluminosa dietro il corpo di un sottile paggetto, a te dirò ciò, che dovrei dire anche a quel vano impasto di pretese e di meschinerie, che mi guarda dall'alto della sua posizione, e qui squadrava il ministro del regno, che, la fronte corrugata, era intento ad ascoltarlo; anzi, nè a te nè a lui, ma a quanti ministri del culto o dello stato sono qui o pel mondo dirò che la loro missione è finita. I popoli sapranno guidarsi da sè d'ora innanzi, per le vie del noto e dell'ignoto. È finito il regno delle parole, è finito il doppio giuoco grossolano, il dare e avere dei preti e dei legislatori, emanazioni grottesche di un potere ancor più grottesco, sostegni di sè stessi e peso per gli altri, forti sino ad oggi solo perchè i veri forti non hanno osservata la loro piccolezza e non li hanno disprezzati come maschere, che s'aggirino per i paesi.
Tacque un istante, poi saltellò, seguito dal grande cane danese, accanto al re, che attonito lo guardava, e roteando le braccia stridette:
- Povero vecchio re, re pazzo, re illuso, tu hai trascinata la tua misera esistenza per anni e anni e non ti sei mai accorto che al tuo fianco qualcosa vegliava, che dentro te c'era una forza, da te stesso ignorata, e che, tuttavia, guidava la tua debole mente.
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