Io, Pietro Martino, saggio solo perchè ho un cervello, alchimista perchè poeta, dico a voi tutti che mi ascoltate meravigliati: lasciate risvegliare il vostro "io", che vi porterà lungi da questo sciocco vortice di parole e d'illusioni nel quale continuamente vi aggirate. Quanti siete, ciascuno per sè stesso, avete la potenza di un dio. Non uno solo è il dio, ma tanti quanti sono gli uomini, che vivono sulla terra. Queste cose ho insegnate al principe, a colui che vi recherà, anzichè gioia e fiori, guerra e pianto. Egli sarà il grande ribelle, il titanico innovatore, che vi porrà la spada nel pugno e la rivolta sulle labbra. Ascoltatelo attenti. Egli vi dirà la geniale iniziativa, vi dirà che ciascuno è per sè il proprio dio e il proprio legislatore. Fate tesoro delle sue parole nelle vostre piccole anime malate, poichè sono parole, che gli ho insegnate io per lunghe notti con la pazienza di un creatore e che a me aveva apprese la vera filosofia, che è la stessa Natura. Quando partì, consigliato da me a questo viaggio, mi disse: Padre (poichè io allora ero il suo vero padre), voglio conoscere meglio la vita e gli uomini. Quando sarò sicuro di me, temprato alla lotta dalle amarezze dell'esperienza, tornerò ad ascoltare le tue sagge parole e dirò a quel vecchio, che siede sul trono e si dice mio genitore: è tempo, per te, di cedere il posto a colui, che non ha padre poichè egli è padre di sè stesso. Questo mi diceva, e gli occhi gli lampeggiavano di speranza e d'orgoglio. Fra poco lo vedrete tornare bello e forte.
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