- Lei è un imbecille!
Se non fossero stati gli amici a intromettersi, povero giovanotto biondo! Ciccillo sarebbe stato capace di mangiarselo!
Il domani venne combinato fra i padrini un duello all'ultimo sangue. Prima di esporsi al cimento, Ciccillo si fortificò con qualche bicchierino di cognac, che gli pose in corpo un prurito eroico molto simile a quello prodotto da certi insetti domestici. Sul terreno si piantò ben saldo sulle gambette, procurando di equilibrare il di più posteriore e impugnò la pistola, che, in parola d'onore, era più grossa di lui. Poi, guardò innanzi a sè risoluto: vide una bocca enorme e nera, che sembrava appartenere a un cannone, puntata contro di lui, e sentì un'impressione di freddo lungo la curva della spina dorsale. Ma si fece coraggio e al comando di "fuoco" chiuse gli occhietti e premette il dito. Un orribile boato gli riempì le orecchie, un colpo come di pugno gli sbattè il braccio contro il petto e una nube attossicante di fumo salì a soffocarlo. Sentendosi ancora in vita, riaprì gli occhi e scorse i padrini correre verso il suo avversario che, rovesciato per terra, agitava le braccia boccheggiando. Ciccillo provò uno spasimo tremendo e corse anche lui vicino al rivale. Dal volto del ferito colava un rivoletto di sangue nerastro a formare una pozza sull'erba. Il poeta cacciò fuori un urlo e si lasciò cadere per terra anche lui. Un assassino! Era un assassino! E fra poco lo avrebbero messo in carcere, per tutta la vita! Scoppiò in un pianto dirotto, ficcandosi le mani nei capelli.
| |
Ciccillo Ciccillo Ciccillo
|