Bambina ancora? Sì, certo. Ma perchè non parlava mai dei parenti? Fra poco glielo avrebbe chiesto; voleva mostrare, una buona volta, la sua volontà di uomo. Non le aveva raccontata la propria vita in casa dei genitori, contadini arricchiti e orgogliosi di avere un figlio istruito e... poeta? Poeta!
Con quale risata la ragazza aveva accolta quella professione di fede! Ed aveva voluto dei versi per lei, molti versi, e li aveva ascoltati sorridendo. Ma poi, si era fatta pensierosa. Un giorno, udendolo declamare, aveva cominciato a piangere, dolcemente, piegando la testolina sul petto di lui, afferrandosi forte forte alle sue braccia. E lo aveva lasciato ad un tratto, senza parlare, in una corsa folle a traverso i campi. Il domani, lo coprì di dileggi per quella poesia. "Ma ti ha fatta piangere!", le aveva detto lui, stizzito. "No, no; ti sei ingannato: ridevo." "Perchè sei fuggita, allora?" "Così!"
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Ecco il gruppo di alberi. Essa è là sotto, seduta come al solito, con le gambette nervose, spenzolanti sulla furia dell'acque e con le spalle coperte dai fulvi capelli.
- Fatina!, egli chiama piano, felice, dimentico dei suoi propositi di energia, dimentico persino dei fiori, che porta fra le mani e che voleva offrirle.
Essa dà un guizzo e volge il capo: ma ha gli occhi rossi e il viso pallido, come di cera.
- Perchè? Perchè?, le chiede, sedendo al suo fianco. Ti han fatta piangere, in casa?
- No, no.
E non vuol dire altro e scuote la testa in un breve gesto di bizza.
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Fra
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