Mi alzai con lentezza. Sentivo il russare monotono di Bob e più ancora il battito del mio cuore. Avevo paura. Strisciai fra il tavolino e il divano e con le braccia tese innanzi tentai di attraversare il tendone di fumo.
Per tutti i diavoli! Esso si oppose ai miei sforzi come una massa elastica, penetrandomi nel naso a rischio di provocare un rumoroso starnuto, facendomi lacrimare gli occhi e producendo nella mia gola un prurito disaggradevole. Il momento era solenne. Tentai l'ultimo mezzo; raccolsi il fiato nei polmoni, quindi soffiai con forza innanzi a me, ma alla sordina. Il fumo formò dapprima un vortice, poi si lacerò in due nubi, dividendosi dall'alto al basso. A traverso l'apertura scorsi un uomo, che non dimenticherò mai, un essere piccolo e magro, che gestiva come una scimmia. Aveva il volto di gufo con due occhietti stralunati e il naso curvo e a punta. La sua bocca sottile era in quel momento allargata in una risata sarcastica. Il fumo, ormai, si era innalzato sino alla volta della sala. La taverna era piena di uomini e di donne, che sghignazzavano guardandomi. "Ah! Ah! mio giovane amico!", squittì lo strano personaggio; "voi volevate burlarvi di questo bravo Bob, che russa come se la cosa non lo riguardasse?". Cercai di scusarmi. Ma quello mi prese per un braccio con le sue dita magre e appuntite e mi obbligò a sedermi di nuovo. Quanti si trovavano nella sala si accalcarono intorno a noi. I volti eran divenuti seri: ma gli occhi, lucenti e interrogatori, avevano una fissità terrorizzante.
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Bob Bob
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