Nello stesso tempo una mano mi battè bruscamente sovra una spalla.
- Che fa, lei, in questa sala?
Tutto era svanito. Mi trovai sul divano, solo, cioè no, con Bob, ch'io sentivo ghignare dentro di me e sbadigliare rumorosamente. Innanzi a me stava un omaccione in maniche di camicia, Mi ripetè la domanda. Compresi che in quella notte ero stato dimenticato e chiuso nella taverna.
- Ma infine, chiesi, che luogo è questo e chi erano i fantasmi, che mi hanno perseguitato?
Diede in una risata.
- Fantasmi! In tutto Charlottenstrasse e in specie nella cantina di Lutero non si son mai visti che i fantasmi, procreati dai fumi della birra, caro signore.
- La cantina di Lutero?, chiesi.
- Si, Signore; una cantina tradizionale, nella quale, or è un secolo, veniva, il nostro grande romanziere, Teodoro Hoffmann.
*
* *
M'avviai pensoso verso l'uscita. Bob, dentro di me, continuava a ghignare.
Truciolino
Truciolino aveva in corpo tutto un sistema di filosofia. Già! Non per niente era la più giovane delle cinque sorelle Tunica! Aveva imparato da loro a regolarsi, salvo il rispetto dovuto alla propria originalità di pensiero e di azione. Ma chi era, via, questa Truciolino? Il lettore non si fabbrichi troppi castelli in aria. Truciolino non era nè una cagnetta, nè una bambina, nè una macchina per cucire; Truciolino era un soprannome. E apparteneva a una ragazza tanto fatta, rotonda di fianchi e di petto, maggiorenne, con un visetto pallido e capriccioso.
In famiglia, le volevano poco bene.
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