Eh sė! Ce n'erano troppe, lė dentro, di ragazze; nientemeno che cinque. Č vero che servivano di richiamo agli avventori, specialmente agli ufficiali, che si affrettavano ad accorrere in un albergo, ove ai prezzi modici della pensione si univa la comoditā di flirtare e di far qualcos'altro. Piccolezze! E poi, nel mondo c'č da badare a tante cose!
Dunque, Truciolino poteva tranquillamente farsi un'esperienza con quella delle sorelle.
Eran tutte militarizzate, le signorine Tunica, e non guardavan pių in alto di un paio di brache polverose, con la striscia rossa di fianco, e di una sciabola rumoreggiante come una bottega ambulante di ferravecchi. Un innamorato borghese, peuh, poteva bastare come passatempo. Ma il cuore, il cuore! Oh, quello voleva battere sopra una tunica attillata e sotto la pressione di una mano avvezza alla sala di scherma e al saluto regolamentare.
Anche Truciolino, si capisce, aveva subėto l'ambiente e andava in brodo di giuggiole, sgranando gli occhioni chiari, innanzi ai baldi campioni con pių o meno valore. Oh, quegli ufficiali! Potevano essere sciocchi come una minestra allungata, brutti come una scimmia, erano ufficiali!
Talvolta Truciolino si sorprendeva a sospirare: "Se ci fossero ancora le vivandiere! Come seguirei volentieri il reggimento, con la fiaschetta a tracolla e le gonnelle corte, a mostrare i polpacci ai figli di Marte!" Quella ragazza aveva nelle vene il sangue di un eroe; sarebbe giunta a sacrificare la sua virtų al dio belligero, tutto, tranne, naturalmente, la vita.
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