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      Un curioso spettacolo, l'albergo. Pieno di militari, di rumore di sciabole, di risate. Qualche timido borghesuccio tentava, di quando in quando, di mettere una nota nera fra il luccichio di note rosse e argentate. Ma presto si ritraeva, spaventato, come una lumaca nel guscio.
      Fra mezzo ai galloni giravano tranquille e sorridenti le cinque sorelle Tunica, dando un buffetto a questo, una risposta piccante a quell'altro, accettando un complimento, una carezza, un invito. Avevano un padre, che, terribile contro tutto il genere umano, si mostrava invece mansueto ed affabile con l'esercito. Questione d'economia politica! Ed era giusto che la sua paterna gelosia, esagerata contro i moscerini, si ripiegasse su sè stessa e scomparisse innanzi al gesto ampio e al civettuolo inarcar di garetti di qualche ufficiale a mille e cinque.
      Truciolino aveva cominciato con l'amare un pacifico ragazzotto, avviato alla farmaceutica. Ma, stancatasi presto, si era abbandonata alla corrente, che ormai la travolgeva fra mezzo alle mostre ed ai berretti inargentati. Ciò non le impediva di accudire, di tempo in tempo, a qualche intrighetto fuori di casa e di mantenere la relazione col suo primo amore, che, guarda furbo!, voleva sposarla.
      Eeeeeeeoccì! Felicità!
      Un brutto giorno, il fidanzato ricevette una lettera anonima. In quell'epoca appunto, per combinazione, Truciolino possedeva tre amanti, tre simpaticoni: un tenentino bruno, un dottore biondo, uno studente castano scuro. Ohimè, ohimè; come fare? Lei non voleva sacrificare i suoi amori al matrimonio.


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Ombre di Lanterna
di Pierangelo Baratono
1909 pagine 254

   





Tunica Truciolino